E’ una raccolta di liquido nello scroto, circoscritta dalle componenti testicolari. Quando l’idrocele è di grandi dimensioni e/o sintomatico, e la palpazione del testicolo difficoltosa è indicato l’intervento chirurgico. La diagnosi corretta si ottiene con la transilluminazione e la ecografia scrotale.
E’ fondamentalmente una raccolta di trasudato all’interno dei due foglietti della vaginale propria (che racchiude il testicolo e l’epididimo) o lungo il funicolo spermatico. Può essere idrocele primario quando non è causato da altre patologie, altrimenti è idrocele secondario. Patologia analoga che colpisce l’equivalente anatomico nell’apparato genitale femminile, è l’idrocele del dotto di Nuck.
L’idrocele è comunemente congenito e nella maggioranza dei casi primario; in qualche caso può essere un idrocele secondario causato da un’ernia inguinale congenita. Può colpire uno solo o, più raramente, entrambi i lati. L’idrocele quando non è congenito si sviluppa più comunemente come patologia secondaria in individui adulti.
Le cause dell’idrocele primario sono sconosciute; generalmente è una patologia congenita che si risolve autonomamente pochi mesi dopo la nascita.
L’idrocele secondario può essere causato da ernia inguinale, da infezioni o traumi del testicolo o dell’epididimo, da occlusioni di fluido o di sangue nel funicolo spermatico, da cisti o tumori.
Il sintomo principale è un rigonfiamento non doloroso di uno o entrambi i lati dello scroto, che si presenta come un palloncino turgido pieno di fluido. Generalmente è difficile sentire il testicolo per via della massa fluida che lo circonda.
L’ecografia può confermare la diagnosi.
Nella maggior parte dei casi l’idrocele primario non è pericoloso e può anche non essere trattato.
Si procede all’asportazione dell’idrocele secondario (idrocelectomia) in anestesia totale o spinale, con eversione della vaginale propria per facilitare il riassorbimento delle recidive. Un trattamento alternativo è l’aspirazione del fluido per mezzo di un ago, che però presenta rischi di infezione e di recidiva; questo trattamento è utilizzato solamente quando il trattamento chirurgico risolutivo presenta dei rischi e va abbinato con l’iniezione di medicinali sclerosanti che favoriscano la chiusura del dotto peritoneo vaginale per limitare le recidive